La rivoluzione dei domini!

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Sono solo alcuni pazzi esempi di quello che potrebbe essere il futuro del web.
Un futuro a dir poco immediato!

Già giovedì, infatti, l’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), l’autorità che assegna nomi e numeri in rete, potrebbe decidere di liberalizzare proprio i nomi a dominio.
L’annuncio è arrivato oggi, da Parigi, durante la 32° riunione dell’organizzazione.

Tale manovra porterebbe alla rimozione della ferrea regola che attualmente impone la scelta dei suffissi solo all’insieme degli identificativi nazionali (.it, .uk, .eu), organizzativi (.org, .net) o di business e settore (.com, .tv, .biz).

L’introduzione delle nuove norme sul formato dei nomi a dominio dovrebbe coincidere con l’altra rivoluzione in fase di startup e che ha come oggetto gli indirizzi di rete: lo standard IPv4 sarà presto sostituito dall’IPv6, che fornirà un range di indirizzi molto più ampio, range che attualmente rischia la completa saturazione intorno al 2011.

La scelta è letta da molti in chiave economica: sapendo che sono già 162 milioni i domini censiti per 250 estensioni disponibili e che l’Icann ottiene una percentuale per ogni registrazione, quale reddito potrà produrre una tale iniziativa?

“L’impatto sarà diverso da paese a paese, ma consentirà a comunità e soggetti commerciali di esprimere le proprie identità online”, parole di Paul Twomwey, amministratore delegato della compagnia.

Immaginiamone i risvolti. Oltre ad espressioni di pura follia come negli esempi precedenti, è facilmente prevedibile che le grandi città, le organizzazioni e le aziende sfruttino l’opportunità di creare proprie sigle e domini personalizzati.
Cosa pensereste di trovare sul portale www.news.cnn ?
Oppure non sarebbe più accattivante convertire www.nikefootball.com in www.football.nike o www.nike.football ?

Si aprono scenari imprevedibili e di forte impatto sugli addetti ai lavori.

Il web marketing e la comuncazione potrebbero subire una rinfrescata per quanto riguarda il naming di progetti e siti internet, mentre i SEO avranno l’opportunità di ottimizzare lo stesso domain name attraverso l’uso di chiavi quali desinenze.
Sicuramente un’inflazione la subirà il commercio dei domini: i 7.5 milioni di dollari spesi, nel 1999, per business.com sembrano ora veramente troppi!

Diego Purpo

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